13 gennaio 2013

Riprendere il filo - prima parte

Leggo l'ultimo post: 7 Ottobre 2012...

Di nuovo, le cose di tutti i giorni - "le cose" è proprio brutto - gli accadimenti  prendono il sopravvento, prepotenti, sulla scrittura. Qualcuno li chiama accidenti, come quelli che  mando spesso alla vita.

È già complicato mettere in fila gli eventi mentre li stai vivendo e assaporando, figuriamoci quando in mezzo ci si mette il tempo, che poi si vede a pranzo con la memoria  per cercare di riordinare un cassetto di calzini spaiati come i ricordi.
Passate circa cinque righe, ancora non ho detto che finalmente ho iniziato a fare mercatini, che poi sono il senso di tutto sto blog. Sì l'ho fatto, meglio, ne ho fatti due.

Il primo era troppo allettante per chi, come me, ha il portafoglio che, quando si apre, cigola per il tempo passato senza venire aperto. Sono corta di braccia stile cassettone Luigi XV, una piccola Ebenezer Scrooge con i leggings. Insomma, una tirchia irredenta.
Dicevo che il primo mercatino al quale ho partecipato era allettante, perché la partecipazione era gratuita.

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Queste righe le ho scritte più o meno un mese fa. Sanno già di forte, come un cacioricotta che si è fatto una settimana in frigorifero, vedendo sfilare cespi di insalata riccia e yogurt. Poi dici che uno va in puzza...
A questo punto, rileggetevi le prime 5 righe; io vi riassumo l'ultimo paragfrafetto: ho fatto due mercatini, il primo era gratuito e mi ci sono buttata a pesce (femmina, naturalmente).
Era in occasione di Halloween, ricorrenza che fino allo scorso anno ho schifato, criticato e ignorato, in sequenza. Naturalmente ora, dovendo vendere, non mi sono fatta scappare l'occasione di creare zucche, mostri vari ecc ecc all'uncinetto. Commercianti: una faccia, una razza.


Prima di farle non lo sapevo, ma ora posso dirvi che queste zucchette hanno pure un nome specifico, Jack O' Lamp, pare napoletano invece è ammericano USA awanasgheps. Contenti loro, scavano zucche belle grosse per farne lampade dai ghigni spaventevoli, invece di mantecarle con un bel formaggio a pasta filante in un risottino che te lo dico a fa'. Sono gap culturali incolmabili e io personalmente, dopo essere andata da quella parte del ponte, me ne torno di qua a fare il risotto.
Mi sono documentata, mica no, quindi alle zucche ho fatto seguire due mummiette e dei fantasmini, tanto per rendere temibile il mio banchetto, che, tra l'altro, doveva pure avere un mood dark-gothic-black. Vabbè, ho messo un drappo nero, ma soprattutto una candela inquietante a forma di coniglio verde acido.
 Volete vedere una mummia più da vicino? Parliamone, secondo me è un capolavoro. 


Il banchetto si presentava così, nella penombra del locale. Ho realizzato diverse collane e due paia di guanti traforati, per il resto avevo la borsa Granny di cui ho ampiamente blaterato e il mio pezzo forte, lo scialle. Naturalmente questi non li ho venduti. 


Tutto questo non sarebbe stato possibile se qualcuno di biondo e sinuoso non mi avesse aiutata. La mia cara figlioccia di capoeira, giovane uncinettatrice/sferruzzatrice come poche, mi ha dato due mani e anche un cervello fresco, senza i quali è probabile che sarei andata in tilt come un flipper. Grazie Isa.         

P.S.
Questo post, cioè, la seconda parte, è stata scritta il giorno del mio compleanno, 11 gennaio 2013, ma essendo io quella mattina in ritardo - ma dai?!- non ho avuto tempo di terminarlo e postarlo.
Tanto per essere chiari.                       

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