20 agosto 2013

L’insostenibile leggerezza del tessere*


*L’autore di questo testo considera tessitura anche il lavoro ad uncinetto :-p

Non sono una campionessa di buonumore. L'umore cattivo non causa solo problemi sociali, non è come avere l'alito cattivo, che lo sentono tutti tranne te; l'umore cattivo ti viene addosso. Ti annoi, ma non vuoi fare niente, hai mille e uno idee ma non sai realizzarle, vuoi parlare con qualcuno, ma non sopporti avere gente intorno.

Dunque indosso questa guaina e la indossavo anche tempo fa, quando in un momento di pseudo ribellione verso me stessa, nelle ore vuote, ho deciso di disegnare. Non essendo capace che a ricopiare, ho trovato un disegno e mi ci sono messa di impegno. Alla fine, contemplando un soggetto incompleto - un terzo praticamente usciva fuori dall’A4- ci ho scritto sopra il titolo: trionfo dell’apatia. Avevo appena comprato dei pennarelli nuovi, peccato.  Ho aperto il cassetto per seppellirli pessempre e vedo un gomitolo verde con un uncinetto conficcato. Un verde terrificante. 

Flashback (scuola americana di studi letterari)
Analessi ( Genette, scuola europea di studi letterari)

Durante l’università passavo le vacanze di Natale a studiare e non c’era periodo migliore. Le ore vuote non esistevano, ci infilavo dentro anche dei libri da leggere per piacere mio. Ore piene e disordinate.
Per come la vedo io, il posto migliore dove studiare non è seduti alla scrivania in camera, o almeno non lo è sempre. Ci provavo, ma era come avere spine di opunzia gigante nelle chiappe. Preferivo la poltrona del salotto, con le gambe incrociate e la matita in mano. Nella poltrona accanto spesso sedeva mia madre, che si lamentava di non vedere bene mentre lavorava un bordo all’uncinetto. L’ho sempre vista fare cose tipo cucire gonne e pantaloni, lavorare con i ferri… Ho pensato che in fondo avanzava uno spazio piccolo nelle mie ore, in cui un uncinettino fino fino entrava perfettamente. Magari uno 0,75.
Ho iniziato con dei centrini. Sinceramente non credevo si potesse fare altro: bordi e centrini. Così ho iniziato. Poi le vacanze sono finite, ho dato l’esame, ho ripreso le lezioni e le ore si sono gonfiate di cose così tanto da far schizzare via l’uncinetto.


Rieccoci.
Da dentro il cassetto il verde terrificante non è riuscito a spegnere quel barlume di voglia di fare che si era acceso non so come. Ho ripreso quell’uncinetto che non tenevo in mano da anni e ho iniziato a fare catenelle e maglie a caso, tanto per riprendere confidenza con la situazione. Sembrava che avessi mani troppo grandi per tenere oggetti così piccoli, non sapevo se fermare il filo con l’indice o col medio. Una catenella mi veniva larga, l’altra più stretta e tutte le maglie di una stessa fila le facevo con diverse tensioni. Il solito caos, nemmeno sottolineare il libro che studiavo mi veniva bene. Ma alla fine ci ho pure preso la lode.

-        -  Signorina, nel suo quaderno ci sono appunti di tre materie!
-        -  Ehm, sì Prof…
-        -  Ma  il suo esame è da trenta.

(È la solita analessi che non profuma di madeleine, lasciatela lì)

Era un periodo di ansia, oltre che di malumore, ed essendo trapelata la notizia dell’uncinetto R. mi disse “Sai che i lavori manuali, radicando la mente nel hic et nunc, allontanano i pensieri dal futuro scaricando l’ansia?”
(R. è quella persona che tutti dovremmo avere accanto in certi momenti del nostro percorso attraverso il cosmo, soprattutto per mandarti affanculo hic et nunc o quando te pija a male, in ordine sparso)


Data astrale  Agosto 2013.Voglia di fare zero. Nemmeno un conato di iniziativa. "Quello che devo fare"
Mostro alla figlia di mio cugino una rivista di pupazzi. 

MI FAI UN GUFO?




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